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Confcommercio ha organizzato in piazza San Domenuci la cerimonia di riconoscimento dei negozi storici cittadini; riguarda esercizi che abbiano raggiunto almeno 50 anni di attività, a conduzione familiare e con doti di eccellente qualità. Per ora sono una cinquantina e sono compresi anche locali di tradizione, antichi mestieri e alberghi storici palermitani; gli esercizi possono anche non essere associati alla Federazione. La procedura di riconoscimento continua anche dopo tale data e altre ne seguiranno. Confcommercio riunisce le associazioni di categoria e persegue, oltre agli obiettivi sindacali, un rinnovamento della società civile ed economica che garantisca serenità e benessere.

Per meglio comprendere il significato dell’iniziativa abbiamo intervistato la dottoressa Patrizia Di Dio, attuale Presidente di Confcommercio Palermo.
Le testimonianze storiche, archeologiche e artistiche della città di Palermo donano alla città un fascino ineguagliabile. Le botteghe storiche raccontano il passato e dimostrano ogni giorno l'identità più autentica della città. Rappresentano i ”monumenti del commercio”.
È compito di tutti noi, quindi, garantire la presenza di questi negozi e salvaguardarli dalle nuove logiche commerciali che li minacciano. Non a caso Confcommercio si impegna concretamente per il censimento di queste attività, per riconoscere pubblicamente la loro esistenza e la loro storia e definire, con le altre istituzioni della città e dello Stato, leggi e normative che le tutelino. Tale azione riconosce il valore delle piccole e medie attività che si tramandano di padre in figlio, sostiene la trasmissione di valori d’impresa e di saperi professionali ineguagliabili. I negozi, e non solo quelli storici, oltre che luoghi di scambi commerciali, stimolano gli incontri e la socialità, valorizzano il patrimonio immobiliare, danno il senso di comunità a una città, sono capaci di rinnovare il mercato nell’attuale prolungata emergenza; fedeli osservatori del territorio circostante e “ambasciatori delle arti”.
Passeggiando per le strade della città si ha spesso l'impressione di viaggiare nella storia; osservando le vetrine e gli interni delle attività commerciali e artigianali più antiche si scopre che sono portatrici di genuine e pregiate tradizioni, ma nel contempo sanno stare al passo con i tempi moderni. Questi negozi garantiscono occupazione e ricchezza da lustri, da decenni, alcuni esistono da più di un secolo; sono portatori di cultura per i viaggiatori e i turisti, per gli stessi cittadini. I negozi storici sono solo il nucleo centrale d'una ben più ampia realtà che conta migliaia di esercizi commerciali, in buona parte a conduzione familiare, che garantiscono prodotti e servizi di qualità, oltre alla serenità quotidiana per tutti i cittadini.
Per Confcommercio è quindi importante salvaguardarne l’esistenza, il valore economico e riconoscere la loro identità. Questo sostegno può contare su numerose azioni concrete che consolidano il rapporto dei negozi con il territorio e li trasformano in un prezioso patrimonio delle città. Dal periodico censimento analitico delle loro caratteristiche e delle attività commerciali, ai percorsi di formazione professionali per i titolari e i dipendenti, ai rapporti con la scuola e il mondo dell’apprendimento, alla facilitazione dei percorsi burocratici, alla corretta e costante informazione alla stampa. E soprattutto, dopo il riconoscimento, il sostegno con attività di percorsi per turisti e non solo, per farli conoscere e sostenerli concretamente, per tutelarne non solo la “memoria” ma la continuità dell’attività commerciale
.
Questi sono solo alcuni degli impegni che Confcommercio ha nei confronti non solo dei propri iscritti ma di tutti gli esercizi commerciali.“

Raccogliendo l’invito di Patrizia di Dio abbiamo programmato una passeggiata nelle strade del centro. Per comprendere meglio i valori artistici e architettonici dei luoghi commerciali che andiamo a conoscere, abbiamo chiesto l’opinione di Lina Bellanca, architetto e Soprintendente ai Beni Culturali di Palermo. “Nel centro storico alcune facciate delle case rivelano tracce di piccoli eleganti portali con accanto una finestra che sembra essere destinata alla vendita di merce; lo spazio interno di questo esercizio commerciale era minimo. Purtroppo a Palermo sono ormai quasi del tutto scomparsi o, nel migliore dei casi, manomessi e visibili soltanto nel prospetto, mentre in altre città siciliane, come Erice, alcune botteghe sono ben conservate. Per avere un quadro completo della realtà possiamo consultare le Norme di attuazione del Piano Particolareggiato Esecutivo del centro storico della città di Palermo - Decreto dell’Assessorato del Territorio e dell’Ambiente del 13 luglio 1993(1). Qui si è stilato un elenco di negozi storici che sono vincolati al mantenimento delle insegne e delle caratteristiche originarie architettoniche e di arredo. Il vincolo di natura urbanistica impegna al rispetto il proprietario e chi subentra. Per fare alcuni esempi recenti possiamo citare tre negozi di via Maqueda: Pustorino abbigliamento maschile ora Pasticceria Costa, la libreria Dante ora Bisso Bistrot, Grispo Tessuti ora Siculamente.

Anche la Soprintendenza, dal canto suo, ha messo in atto azioni di tutela. Tra queste ricordiamo il vincolo apposto anni fa a tutto l’isolato di piazzale Ungheria, nel momento in cui le ristrutturazioni dell’edificio del Banco di Sicilia avevano previsto la rimozione e la sostituzione degli arredi modernisti degli anni ’50. Tale vincolo – uno dei primi sulle ricostruzioni postbelliche – ha permesso recentemente un intervento significativo. In occasione della chiusura del negozio Barbisio ai Quattro Canti di Campagna, siamo intervenuti per il recupero e la valorizzazione di un magnifico pannello in ceramica che nella precedente gestione era seminascosto da un soppalco.
Per la storica arena Trianon, adibita attualmente a parcheggio, la Soprintendenza ha recentemente emesso un vincolo per stimolare la riqualificazione e il recupero con una funzione d’uso compatibile.“
(1)- L’art. 34 -Arredo urbano, mantenimento degli elementi esistenti -prescrive il restauro e/o ripristino di insegne, vetrine, chioschi, lampioni, fontane, esedre, edicole religiose, realizzati nei secoli passati .. Ripristinare le aperture e le eventuali vetrine negli spazi architettonici originari secondo coloriture definite dall’Amministrazione comunale .. La ristrutturazione del negozio deve essere giudicata compatibile con il restauro dell’edificio. .. Le vetrine e le insegne dei negozi .. non devono sporgere dal filo della parete esterna .. Per gli esercizi commerciali elencati nell’allegato IV (Elenco degli esercizi commerciali vincolati al rispetto delle caratteristiche architettoniche e di arredo) .. gli interventi saranno di tipo restaurativo e tali da assicurare il rispetto delle forme, dei materiali e dei colori originali, indipendentemente dalle destinazioni d’uso ..

Fino ad ora ci siamo riferiti alla storia recente; quindi abbiamo chiesto a Adriana Chirco, architetto e docente di Storia dell'Arte, di raccontarci il mondo dei commerci dalle lontane origini ai tempi moderni.

Nel VII secolo a.C. i Fenici fondano Palermo destinandola a punto di sosta per i loro commerci e con il tempo la città s’ingrandisce grazie alla posizione favorevole. Poi diventa provincia romana, bizantina e nell’831 è conquistata dagli Arabi (in realtà non sono gli Arabi della penisola arabica ma popolazioni musulmane del Nord Africa, Magrebini, Egiziani e Tunisini. La strada principale della città corrispondeva fin dall’origine all’attuale via Vittorio Emanuele e noi continuiamo a chiamarla Cassaro. Gli antichi viaggiatori la descrivono come un percorso interminabile di banchi di vendita all’aperto come quelli arabi. Accanto al nucleo antico si costruiscono due quartieri che accolgono nuovi mercati, da una parte il Capo e dall’altra l’Albergheria e Ballarò. Qui arrivano merci da tutto il contado, la produzione dei giardini è notevole e gli Arabi portano agronomi specializzati che introducono nuove coltivazioni. La zona dell’Albergheria si specializza nelle trasformazioni alimentari delle granaglie e dell’olio. Le taverne proliferano nella zona del porto che allora era più ampia dell’odierna Cala. Nella città si costituiscono rioni specializzati; vie e piazze prendono nome dalle attività commerciali e artigianali, per esempio il letto del fiume Papireto accoglie il macello e il mercato della carne, le traverse di via Sant’Agostino hanno nomi particolari come discesa delle capre o discesa dei giovenchi; troviamo anche la piazzetta dei caldumai. La concia delle pelli è riservata al rione tra via Napoli e via Bandiera, completamente modificate dopo i moti carbonari e nel cosiddetto risanamento del Ventennio. Il ‘400 è un periodo importante per l’affermarsi delle botteghe con l’arrivo di Aragonesi, Catalani, Genovesi, Pisani e Amalfitani. Nella zona di piazza Garraffello nasce il quartiere della Loggia che offre banchi per prestiti e cambiavalute. Attorno alla chiesa di sant’Andrea gli aromatari vendono medicamenti e nel Rinascimento diventeranno farmacisti. A conferma della vivacità del quartiere ricordiamo, adiacenti, le botteghe di orafi e argentieri.
Questi rioni commerciali e i mercati medievali sono collegati da un tragitto che circonda il nucleo storico iniziale con intenso traffico di carri e pedoni. Da porta Mazara all’Albergheria al mercato di Ballarò per i cibi, via Divisi, piazza Rivoluzione o Fieravecchia; l’attuale via Alessandro Paternostro raggruppa i chiuvara o ferramenta e i venditori di finimenti per cavalli; si attraversa via vittorio Emanuele, poi il mercato di piazza Garraffello e la Vucciria, nei Banchi della Loggia si presta denaro; quindi via Meli, via Bandiera, via Sant’Agostino fino a incrociare il mercato del Capo che congiunge porta Carini alla Cattedrale. Non esistono botteghe per l’abbigliamento e gli abiti si confezionano in casa, eccezion fatta per la zona dei frangiai, dietro la Vucciria, appunto per frange e accessori d’abito. Non sempre le famiglie nobili frequentano le botteghe e sono i negozianti stessi a recarsi nelle ricche case o a mostrare la merce alle signore che sostano in carrozza di fronte alle vetrine. Alla fine del ‘700 il viceré Caracciolo trasforma la piazza che oggi porta il suo nome, rendendola rettangolare e aggiungendo un ampio porticato con botteghe; si nota ancora sulla destra entrando da corso Vittorio Emanuele. Ovunque i banchi sono protetti da tende, come le pinnate lungo il Cassaro; alcune strade sono perennemente in ombra e talvolta i viandanti si indignano perché alcuni colori, come il rosso, cangiano l’aspetto delle merci. Nella seconda metà del ‘700 si aprono bar e locali di ritrovo, proliferano taverne e posade sull’esempio spagnolo. Nell’800 il commercio si espande oltre i confini del regno, i Florio dimostrano che la Sicilia è ricca e fa gola, arrivano Caflisch e altre rinomate pasticcerie svizzere, l’antiquario istriano Daneu prende residenza e bottega a palazzo Santa Ninfa, solo per fare qualche esempio. A fine ‘800 il Comune, dopo l’Unità d’Italia, costruisce tettoie in ferro al mercato nuovo di piazza Venezia, al Carmine di Ballarò, al Capo. Ma hanno vita breve anche per l’incompatibilità con la calura estiva
.”

a cura di Claudio V. Riolo, palermilano