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Mariella Lotti, una diva dimenticata

Bella, austera, affascinante, Maria Camilla Pianotti nasce nella cittadina lombarda di Busto Arsizio il 18 novembre 1919. Questa ragazza di provincia avviata a una vita normale come tante avrà invece un destino diverso. Nel 1937 si trasferisce a Roma, dove raggiunge la sorella Carla, che con il nome d’arte di Pia Lotti prima di lei sta tentando di affermarsi nel mondo del cinema avendo già partecipato a due film, L’uomo dall’artiglio, 1931 di Nunzio Malasomma e Gli uomini che mascalzoni, 1932 di Mario Camerini. Maria allora sceglie il nome d’arte di Mariella Lotti, ma a differenza della sorella capisce l’importanza di studiare recitazione e va a lezione da Teresa Franchini per superare l’esame di ammissione al Centro Sperimentale di Cinematografia.

Nel 1937 conosce il regista Franco Saponieri, che le offre insieme al giovane aspirante attore Massimo Serato, di interpretare il cortometraggio Appuntamento allo zoo.È l’inizio della sua carriera. Notata da Mario Bonnard, all’epoca cineasta affermato, debutta nel lungometraggio Jeanne Dorécon un piccolo ruolo e poi in …io, suo padre, 1939. Successivamente è scelta anche nel cast di Il socio invisibiledi Roberto Roberti, il padre del grande Sergio Leone e dopo aver conseguito il diploma al Centro Sperimentale recita anche in una compagnia italiana in tournée in Romania. A Bucarest, mentre si esibisce al Teatro Reale, viene notata per la sua bellezza dal principe ereditario Hohenzollern- Sigmaringen. I due s’innamorano, ma poi dopo qualche mese le loro strade si separano. Lui è diventato Re Michele 1° il 16 ottobre 1940 e lei è scelta come protagonista di una coproduzione cinematografica italo-rumena intitolata Squadriglia bianca, diretta da Joa Sava. Mariella capisce di non potere coronare il suo sogno d’amore e ritorna delusa in Italia. Si butta allora nel lavoro interpretando fino al 1943 ben diciannove film. Il pubblico la vede ormai come una vera e propria star. Bellezza austera e aristocratica spesso nel ruolo di principessa e di nobildonna, Mariella si segnala per due film in costume del ’40 di Mario Bonnard, Il ponte dei sospirie Marco Viscontiil poliziesco L’ispettore Vargas di Gianni Franciolini sempre del ‘40;due pellicole con il divo Amedeo Nazzari,Il cavaliere senza nome,1941 di Ferruccio Cerio e Quelli della montagna, 1943 di Aldo Vergano e ancora nella commedia I maritidi Camillo Mastrocinque del ’41. Del’42èFari nella nebbidi Gianni Franciolini, un melodramma di grande successo, dove ricopre il ruolo di Anna, una commessa moglie di Cesare, un camionista interpretato da Fosco Giachetti.

Nel settembre 1943, mentre sta girando il film di Alberto Lattuada La freccia nel fianco nel castello di Arsoli, l’Italia firma l’armistizio con le forze alleate, la cui conseguenza è la fuga ingloriosa da Roma dei Savoia verso Brindisi al riparo dall’inevitabile reazione dei tedeschi. Nel corso di questo spostamento due alti ufficiali, il Generale Carboni e il tenente Raimondo Lanza di Trabia, amico della Lotti, si nascondono nell’appartamento dell’attrice, ma vengono da lei invitati ad andarsene per non mettere in pericolo tutta la troupe. Il film sarà poi sospeso e ripreso solo un anno dopo, quando Roma è stata liberata. Nel ’45 finite le ostilità Mariella è nuovamente sul set.

Nel ’47 gira quattro pellicole di buon livello, Malacarne,Fumeria d’oppio, I fratelli Karamazzoff,Le avventure di Pinocchio e poi ancora altre significative partecipazioni cinematografiche tra le quali Processo alla città, una delle più belle pellicole di Luigi Zampa. Del ’52 con Naso di cuoio- Gentiluomo d’amoredi Yves Allegret la sua carriera si chiude. Si sposa con l’ingegner Alfredo Zanardo, da cui avrà un figlio preferendo il ruolo di moglie e di madre. Rimasta vedova negli anni Sessanta si stabilisce a Parigi, dove muore il 18 dicembre 2004 all’età di ottantacinque anni. Per merito di Umberto Paolo Ferrario, autore di un volumetto a lei dedicato, Mariella Lotti, la diva dimenticata, è stata riscoperta e omaggiata nell’edizione 2018 del Busto Arsizio Film Festival. Un ricordo dei suoi concittadini alla loro Greta Garbo.

Pierfranco Bianchetti