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Miracolo a Sant'Anna

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E’ l’autunno del 1944 sulle montagne della Toscana in Val di Serchio, quando quattro soldati americani della 92° Divisione della Fanteria composta solo da truppe di colore, i Buffalo Soldiers, rimangono bloccati in un piccolo paese oltre le linee nemiche, separati dal resto dell’esercito e dopo che uno di loro ha rischiato la vita per trarre in salvo un bambino italiano ferito nei combattimenti.

Bloccati dal fuoco dei tedeschi da un lato e dall’artiglieria “ amica” dall’altro ( per colpa dell’inefficienza e del razzismo degli alti comandi Usa), i quattro uomini in uniforme si rifugiano nelle case di un villaggio, dove dopo un primo momento di diffidenza sono bene accolti dagli abitanti. Presto si uniranno anche ad un gruppo di partigiani che si battono contro i nazifascisti.

In particolare Sam Train, un gigante buono, si affeziona al ragazzino che è scampato all’eccidio di Sant’Anna di Stazzema avvenuto nell’agosto precedente ( le SS hanno sterminato 550 tra anziani, donne e bambini, accusati di fiancheggiare la Resistenza), nel quale hanno perso la vita il fratello maggiore e i suoi genitori.

A causa di un traditore, il piccolo reparto di soldati e i partigiani guidati dal coraggioso Peppi Grotta saranno schiacciati dalla furia delle truppe tedesche arrivate in forze su quei monti.
Solo molti anni più tardi a New York, uno dei superstiti, che non ha dimenticato quanto accaduto, riuscirà finalmente a scovare colui che li ha venduti, nel frattempo emigrato negli Usa e a vendicare i suoi compagni caduti in Toscana.

Spike Lee, l’autore di La 25° ora e Inside Man affronta uno dei suoi temi preferiti: la discriminazione razziale e l’avversione ai cittadini americani di colore, qui vissuta drammaticamente anche tra le forze armate statunitensi nell’ultimo conflitto.
Miracolo a Sant’Anna, che ha il merito di ricordarci il terribile massacro di Stazzema tra le montagne vicino Lucca (la pellicola è stata girata nei luoghi autentici dove si è svolta la vicenda), è soprattutto un omaggio al coraggio e al valore della 92° Divisione di Fanteria decorata dal Presidente Bill Clinton solo nel gennaio 1997.

Purtroppo l’Italia rappresentata dal regista appare retorica e poco credibile, così come ambiguo è il movimento partigiano colpevole, di fatto, con le sue azioni di lotta di avere provocato la reazione nazista. Un’ interpretazione dei fatti storici che inevitabilmente ha scatenato furiose polemiche e soprattutto l’irritazione delle associazioni della Resistenza e dei pochi testimoni ancora in vita.

Dopo un inizio folgorante rappresentato dalla battaglia in Val di Serchio tra le truppe di colore Usa e i militari tedeschi, Spike Lee, non aiutato certamente dal libro omonimo di James McBride documentato superficialmente, finisce con il confezionare un prodotto di largo consumo, una sorta di favola popolare adatta ad un pubblico americano di bocca buona (il messaggio del film è che nella vita ci sono buoni e cattivi ovunque…), ma probabilmente non a molti spettatori di casa nostra storicamente più preparati.
Nemmeno la partecipazione d’alcuni attori italiani, tra i quali spicca il bravo Pierfrancesco Favino nel ruolo del partigiano Peppi Grotta, salva il film dalla banalità. Un vero peccato…

2008. Usa/ Italia. Regia di Spike Lee. Con Derek Luke, Omar Benson Miller, Laz Alonso, Pierfrancesco Favino, Valentina Cervi, Omero Antonutti.

Pierfranco Bianchetti
 
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