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Il Manifesto della Cucina Futurista

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Marinetti e i suoi seguaci dichiarando guerra alla tradizione decisero di rivoluzionare anche la cucina.

Nacquero i primi locali a Roma, come il Bai Tic Tac decorato da Balla o il Cabaret del Diavolo arredato da Depero. Ma l'attacco frontale all'osannata cucina italiana arriverà solo nel dicembre del 1930 quando gli scalmanati fecero pubblicare alla Gazzetta del Popolo di Torino il Manifesto della cucina futurista, poi raccolto in un libro scritto a quattro mani da Marinetti e Filila, corredato da un ampio ricettario.


Il piacere dei cinque sensi


Il pasto dei futuristi non deve volgarmente soddisfare la fame ma diventa un rito in cui i commensali si trasformano in attori di uno spettacolo a sorpresa e in cui i cinque sensi vengono tutti chiamati all'appello. Il cibo deve nutrire gli occhi e eccitare la fantasia prima di tentare le labbra. Il pranzo perfetto, secondo Marinetti, esige “l'originalità assoluta delle vivande”, “l'uso dell'arte dei profumi per favorire la degustazione”, “l'uso della poesia e della musica come ingredienti improvvisi per accendere con la loro intensità sensuale i sapori di una vivanda”.


Tra i locali che propongono serate futuriste suggeriamo l’Hotel Milano di Belgirate
 
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