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La banda BaaderMeinhof

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In una grigia giornata del giugno 1967 a Berlino la nota giornalista di sinistra Ulrike Meinhof assiste sgomenta alla violenta repressione messa in atto dalla polizia nei confronti di alcuni manifestanti che protestano pacificamente per la visita in Germania dello Scia di Persia, accusato di essere un tiranno e un affamatore del suo popolo.

Il clima politico nel paese, in quell’inizio d’estate, si sta facendo incandescente. Un forte movimento di giovani tedeschi oppositori del governo di centro destra teme l’avvento di un regime autoritario che possa minacciare la fragile democrazia nata dopo la caduta del Terzo Reich di Hitler.

La Meinhof, dopo il fallimento del suo matrimonio, si trasferisce definitivamente a Berlino, città nella quale l’organizzazione degli studenti è particolarmente agguerrita e attiva contro il sistema capitalista considerato dispotico e fiancheggiatore dell’imperialismo statunitense, responsabile della “ sporca” guerra vietnamita e dei colpi di stato militari in America Latina.

Questi ragazzi pieni di voglia di cambiamento, ma anche intrisi di una forte rabbia sociale, trasformano la loro protesta in azioni non più solo dimostrative. Incendi di grandi magazzini, rapine in banca, attentati ad esponenti politici, magistrati ed industriali, bombe contro le sedi del gruppo editoriale conservatore Sprinter, reo con i suoi potenti mezzi d’informazione, di invocare una dura repressione, sono le azioni più eclatanti della Rote Armee Fraktion, di cui fanno parte Ulrike Meinhof, Andreas Baader, Gudrun Ensslin, Brigitte Mohnhaupt e altri giovani “rivoluzionari” addestrati militarmente in un campo di El Fatah in Giordania.

Il gioco si fa duro sia per le azioni sempre più sanguinose della banda Baader – Meinhof ( nata con lo scopo di diffondere la resistenza armata contro la situazione politica in Germania), sia per gli incessanti controlli e posti di blocco effettuati da un gigantesco apparato di polizia guidato dal tenace Horst Herold. Il gruppo di terroristi alla fine è però sgominato.

Nel 1972 sono catturati Baader, Ensslin e Meinhof insieme con altri membri della Raf. Nonostante la prigionia, la leadership del gruppo riesce a guadagnare potere politico e molta gente comune sembra approvare il loro operato e condividere la loro causa. Un gran numero di nuove reclute, tra le quali spicca la determinata Petra Schelm, prosegue nel continuare questa sanguinosa lotta, esercitando così una maggiore pressione sul governo.

Nel maggio 1976 Meinhof si toglie la vita nella sua cella, mentre nell’autunno 1977 Baader, Ensslin e altri appartenenti alla Raf, diventati simboli della protesta radicale, sono trovati morti nelle loro celle.

Il regista Uli Edel, autore del celebre Christiana F. – Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, firma questo robusto ed avvincente spaccato della storia della Germania degli anni Sessanta e Settanta, ispirandosi al libro Der Baader Meinhof Komplex di Stefan Aust.

Un film che ci spinge a riflettere anche sul nostro passato più recente. Lo aiutano nella non facile impresa gli ottimi Moritz Bleibtreu nei panni di Andreas Baader, Martina Gedeck in quelli dell’enigmatica Ulrike Meinhof e Johanna Wokalek che interpreta l’inflessibile Gudrun Ensslin, non dimenticando Bruno Ganz, perfetto nel ruolo di Horst Herold, il diabolico capo della polizia federale.

2008. Germania. Regia di Uli Edel. Con Martina Gedeck, Moritz Bleibtreu, Johanna Wokalek, Bruno Ganz.

Pierfranco Bianchetti
 
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