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Noi credevamo

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Chi erano quei giovani barbuti, eleganti, intelligenti, colti e dallo sguardo pieno di passione, che dal 1828 al 1862 formarono l’Italia così come la conosciamo oggi e che tante volte abbiamo in gioventù dovuto studiare con malavoglia sui libri di scuola?

A questi idealisti quasi sempre socialmente benestanti è dedicato il film di Mario Martone, Noi credevamo, diviso in quattro quadri incentrati appunto sulle gesta di tre carbonari romantici e incoscienti, pronti ad immolare la loro giovane vita per una missione quasi impossibile: mettere insieme i popoli del sud, del centro e del nord del nostro paese per costruire una nazione, l’Italia.

Domenico, Angelo e Salvatore nel 1828 sfidano la violenta repressione borbonica e aderiscono alla Giovine Italia di Giuseppe Mazzini vivendo sulla loro pelle anche pagine non completamente limpide del processo risorgimentale dell’Unità d’Italia segnato tragicamente da cospirazioni oscure, da carcere, da congiure, da tradimenti e da disillusioni politiche.

Il film cerca di mettere a fuoco le difficoltà vissute dai nostri padri della patria sullo sfondo della mai risolta frattura tra il nord e il sud. Nonostante la presenza di un cast di volonterosi interpreti, da Luigi Lo Cascio a Luca Zingaretti, da Michele Riondino a Toni Servillo e Luca Barbareschi, Noi credevamo riesce solo parzialmente nell’obiettivo di raccontare un grande affresco storico disegnando alcune figure storiche di riferimento (Francesco Crispi, Carlo Poerio e Giuseppe Mazzini naturalmente) e tralasciandone volutamente altre (Garibaldi, Cavour e Pisacane). Interessante è invece la scelta di porre l’accento sulla meno nota Cristina di Belgioioso (interpretata dalle bravissime Francesca Inaudi e Anna Bonaiuto), una nobile milanese rivoluzionaria.

Martone chiude il suo appassionato percorso storico-cinematografico mostrandoci un Mazzini esule e clandestino, solo e disperato, simbolo di un processo nazionale non portato a compimento e sul quale ancora oggi ci s’interroga e si riflette con una certa sofferenza. Noi credevamo, uscito nelle sale in poche copie, ha però sorprendentemente incontrato i favori di un certo tipo di pubblico (siamo a oltre un milione di presenze) trasformandosi in un piccolo cult, che lascia ben sperare sulla possibilità futura di proseguire nella ricerca cinematografica della nostra storia recente per troppo tempo dimenticata dai produttori e dai registi di casa nostra.

Sembra che l’Unità d’Italia incominci a appassionare, grazie all’anniversario dei dei 150 anni e a tutto favore della nobilitazione culturale e civica.

2010. Italia. Regia di Mario Martone.
Con Toni Servillo, Luca Zingaretti, Francesca Inaudi, Anna Bonaiuto, Luca Zingaretti, Luigi Lo Cascio, Andrea Renzi, Renato Carpentieri.


Pierfranco Bianchetti
 
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