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Ciao cosa bevi?
Dal romanzo Tattoo

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I protagonisti di Tattoo s’incontrano a pagina 30 del romanzo Tattoo di Luca Saltini. “Il locale era avvolto dalla lentezza del sabato mattina. La frenesia degli aperitivi serali sembrava lontanissima, anche sul tavolo dove Alberto solitamente sedeva con i suoi colleghi. Irene sollevò la testa per controllare chi fosse il nuovo arrivato. Sorrise con gentilezza nel vederlo. … - ciao cosa bevi? - Un caffè. Grazie”.

Alberto si allontana dalla giovane moglie e dal figlioletto, si aggira in una città terribile come la sua angoscia, in una delle invivibili periferie delle nostre città. Fa l’amore con Irene, ma non si amano, sesso senza sensualità, nessun progetto né sogni. La ragazza afferma il suo potere sull’amante imponendogli tatuaggi ben più ampi della rosa che le adorna il ventre. Conscio dell’inutilità del sacrificio, Alberto si vendica in modo orrendo.

Lo stesso autore, Luca Saltini ci aiuta a comprendere: “ È la storia di un tradimento, dell’abbrutimento di un uomo che lo trascina in una spirale sempre più involutiva. Ho vissuto un’esperienza vera scrivendo questa storia, che mi ha arricchito, anche turbato.” Con questo turbamento l’autore racconta il peccato universale, quello che ognuno di noi conosce, inutile, stupido, insoddisfacente. Peccato ben più drammatico di quelli filosofici raccontati ne Le Lettere di Berlicche, che Clive Staples Lewis, professore di Oxford, scrisse poco più di 70 anni fa. Il diavolo di Lewis, che scrive al nipote Malacorda incaricato della dannazione di un uomo, è simile a è un aristocratico inglese nell’atmosfera del secondo dopoguerra. Il mondo che usciva dalla guerra era ormai conquistato dalla pace; rinascevano le arti, si risvegliava la natura, persino il sol dell’avvenire.

Oggi tutto è cambiato e Luca Saltini - che vive a Lugano, pacifica Svizzera - ci fa respirare l’atmosfera invivibile degli anni Duemila; ancor più abile considerando che è giovane uomo di studio, tranquillo ricercatore di storia e lettere; dalla finestra del suo studio si scorge il parco sul tranquillo lago di Lugano. Ha scritto centinaia di libri per ragazzi e nel suo curriculum brilla un premio letterario internazionale ( Vedi ) . Ma fin dalle prime righe, pigia sui tasti e tratteggia atmosfere della paurosa attualità: “… la camicia è piena di infiorescenze rossastre ormai tendenti al bruno … le mani coperte dagli schizzi e imbrattate di fango …i pensieri levigati da carta vetrata sfregata da cervello e cranio…”

A differenza di C. S. Lewis, il suo diavolo è tangibile, ben più efficace e vincente, nessuno è esente dal suo potere, nell’ illusoria crescita di ogni piacere. L’autore affonda all’inferno i suoi personaggi, incapaci di amare e di guardare il cielo. Nel racconto non c’è ironia, sarebbe un antidoto contro la caduta agli inferi, mentre la mestizia avvolge Satana come un mantello. Tutte le azioni del libro sono fortemente teatrali, il linguaggio è ricco di particolari, i personaggi sono seguiti con attenzione.

Si scoprono sensazioni non usuali nella lettura, più adatte al contatto con i paesaggi (?) cittadini, con le corse di auto e motorini. Si può essere infastiditi, intimoriti, ma infine attratti; si legge tutto d'un fiato, come un giallo; poi si ripassa con calma, illividendo come il nuotatore nell’acqua gelida e buia di una grotta sottomarina. La narrazione dettagliata e ricca, non perde mai di vista le azioni dei personaggi, che sembrano non avere sentimenti; l’ombra che appanna la vita è un’aurea di soprannaturale, mistero e dolore. Non si può evitare un accostamento a Linea d’ombra scritto da Joseph Conrad quasi cent’anni fa.

Tattoo di Luca Saltini

edizioni Fernandel, Ravenna
pag 174 - € 13.00

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