site map
Pubblicità network vinoclic
 
 
 
 

Hemingway: il ribelle di Hollywood

  INDICE DELLE RUBRICHE
Biblioteca Oglio Via Oglio, 18 Milano
Rassegna cinematografica a cura dell’Associazione Culturale Dioniso
Cinema Letteratura 8 ° Edizione
Coordinamento: Pierfranco Bianchetti e Pier Giorgio Carizzoni
Testi: Pierfranco Bianchetti
La rassegna si terrà nei quattro martedì di novembre 2014 ore 18.30 (ingresso libero ad esaurimento dei posti) propone:
martedì 4 novembre: Addio alle armi, 1932 di Franz Borzage con Gary Cooper e Helen Hayes ( che lo ricorderà come “l’uomo più bello che avesse mai conosciuto”) film tratto dal romanzo pubblicato nel 1932 e proibito in Italia dal fascismo;
- martedì 11 novembre: Acque del sud, 1944 di Howard Hawks, tratto dal romanzo Avere e non avere, un film che propone la nuova coppia Humphrey Bogart e Lauren Bacall inseparabili sullo schermo e anche nella vita privata;
- martedì 18 novembre
: I Gangsters, 1946 di Robert Siodmak con Burt Lancaster e Ava Gardner tratto dal racconto The Killers (esordio davanti alla macchina da presa dell’atletico Lancaster);
- martedì 25 novembre: Per chi suona la campana, 1943 di Sam Wood, scritto da Hemingway al ritorno dalla sua partecipazione alla Guerra Civile Spagnola, con un’altra coppia mitica, ancora Gary Cooper al fianco di Ingrid Bergman.
Le proiezioni saranno precedute da una presentazione di Pierfranco Bianchetti e Pier Giorgio Carizzoni.
Tre figli, quattro mogli, quattro guerre, numerose amanti, una ventina di libri, un premio Pulitzer, un Nobel, racconti, poesie e un testo teatrale, sono il risultato di sessantadue anni di vita vissuta da Ernest Hemingway. Per lui lo scrivere era fonte di sopravvivenza giorno dopo giorno.
Nato il 21 luglio 1899 ad Oak Park, Illinois, ad ovest di Chicago sul lago Michigan in una casa vittoriana a cui si accede percorrendo un viale di querce, oggi trasformata in museo, Hemingway, uno dei più grandi scrittori americani di tutti i tempi, è un uomo inquieto e dominato dal suo spirito d’avventura e dalla sua sete di vivere che lo ha trascinato nelle esperienze più disparate: la partecipazione sul fronte italiano alla Prima Guerra Mondiale; il soggiorno a Parigi tra gli “esuli” americani della “generazione perduta”; la sua presenza in Spagna durante la guerra civile e quella come giornalista in giro per il mondo ovunque vi è una rivoluzione e una guerra, fino all’ingresso a Parigi con le prime truppe liberatrici nell’agosto 1944 ed ancora i viaggi di lavoro e di divertimento in ogni parte del mondo.
Note sono anche le sue imprese sportive, dalla caccia grossa alla pesca, alla passione per la corrida, alle colossali bevute che fanno parte della sua esistenza “maschia” chiusa come un suo romanzo con il suicidio avvenuto il 2 luglio 1961 nel garage della sua tenuta nell’Idaho emulando tragicamente lo stesso gesto nello stesso giorno di suo padre, di suo fratello, di sua sorella e perfino di sua nipote Margoux, ex top model e poi attrice di scarso successo afflitta da disturbi psichici che si darà la morte il 1 luglio 1996. Testardo fino dalla nascita, Ernest stanco delle lezioni di violoncello che gli impone la madre e per nulla interessato a quella vita per lui insulsa, rifiuta di iscriversi all’università contro il parere dei suoi genitori per dedicarsi alla professione di giornalista cominciando a collaborare al Kansas City Star.
Alla scoppio della prima guerra mondiale vorrebbe arruolarsi come volontario in Europa con il Corpo di Spedizione Americana così come altri studenti universitari, Francis Scott Fitzgerald, William Faulkner e John Dos Passos, futuri colleghi di “ penna”, ma a causa di un difetto alla vista è costretto a partire di là dall’oceano solo come autista di un’ambulanza. Sul fronte italiano a Fossalta del Piave è ferito gravemente dalle schegge di un mortaio. Ricoverato all’ospedale della Croce Rossa Americana a Milano conosce la bella infermiera d’origine tedesca Agnes von Kurowsky. E’ subito amore travolgente tra i due. Hem ( come lo chiameranno gli amici) vorrebbe sposarla appena possibile. Questo amore divampante avrà un brutto epilogo. Ritornato nella sua città natale, Oak Park, accolto come un eroe, ecco la doccia fredda in una lettera di Agnes: presto si sposerà con un giovane aristocratico italiano. Un duro colpo per lui che si rifugia nella letteratura. Pubblica le primissime prose e successivamente il romanzo Addio alle armi (che uscirà solo nel 1932).
Caratteristica della scrittura di Hemingway, rapida, limpida e immediata è frutto della sua attività di cronista. Il suo è un modo di scrivere molto cinematografico. Spesso i suoi romanzi sembrano già sceneggiature pronte per essere tradotte in un film. Egli è uno scrittore capace di comunicare ai suoi lettori le proprie esperienze di uomo del suo tempo. I suoi romanzi e i suoi racconti sono tratti dalle esperienze realmente vissute. E il linguaggio cinematografico si incarica di rendere i suoi testi comprensibili ai lettori meglio di una sceneggiatura. Nella sua esistenza Hemingway non si fa mancare nulla: tira di boxe e picchia sodo, beve come una spugna; è un donnaiolo impenitente, ama le armi, caccia gli orsi nelle foreste del Michigan, gli elefanti in Africa ed ancora i marlin nel Mar dei Carabi. La violenza e il sangue della corrida lo affascinano, ama le rivoluzioni e gli uomini che non hanno paura della morte.
Nel 1954 in uno dei suoi numerosi incidenti è dato per morto proprio l’anno in cui riceve il premio Nobel. Poi i problemi di salute fisica e mentale e una forte depressione curata anche con elettroshock, ne minano lo spirito fino a condurlo alla morte vera il 2 luglio 1961 non riuscendo più a vivere senza la sua esuberanza vitale.
Lascia come sua importante testimonianza le sue opere immortali: Addio alle armi, Il sole sorge ancora, Morte nel pomeriggio, Verdi colline d’Africa, I quarantanove racconti, Di là dal fiume e tra gli alberi, Il vecchio e il mare, Isole nella corrente, Un’estate pericolosa, Il giardino dell’Eden e Per chi suona la campana, cupo romanzo sulla guerra civile di Spagna. Il suo rapporto con Hollywood sarà sempre difficile tormentato. Rimangono memorabili i suoi scontri con l’industria di Hollywood da lui accusata di trasporre le sue opere sul grande schermo in maniera spesso rozza e sgangherata.
Quando il produttore David O. Selznick nel 1957 gli offre cinquantamila dollari per la seconda versione di Addio alle armi, lo scrittore poco garbatamente e senza mezzi termini risponde: “ Ditegli di convertire le banconote in monetine e di ficcarsele tutte nel sedere finchè non gli fuoriescano dalle orecchie”.
Una reazione forse eccessiva, ma in parte giustificata per la notevole difficoltà degli sceneggiatori anche quelli bravi, di rendere in termini visivi lo stile di Hemingway, il suo modo di raccontare assolutamente originale ed unico. “ Quel figlio di puttana scrive sull’acqua”- si lamenta il grande Ben Hecht-, mentre il suo collega Aldous Huxley rincara la dose e afferma che “il dono di Hemingway sta soprattutto nella capacità di scrivere negli spazi bianchi tra una riga e l’altra….”.
La sua risposta è sarcastica: “ Mi sembrerebbe di pisciare nella birra di mio padre” si limita a dire quale giustificazione del suo rifiuto di assistere, anche se solo per pochi minuti, alla versione cinematografica di una sua opera. Il cinema comunque saccheggia la sua vasta produzione letteraria. Hemingway, che ha saputo rappresentare l’America degli antieroi, degli uomini perdenti, ma con dignità, affascina tantissimi registi, da John Huston a Raoul Walsh, da Henry King a John Sturges e tanti altri.

Pierfranco Bianchetti
 
· Copertina
· RISTORANTI E VINERIE
· I VIAGGI DI RIQUADRO
· Libri e riviste
· Amici di Riquadro
· Riquadro verde
· APPUNTAMENTI
· riquadro è
· Capoverde a Milano
· CORSO DI SCRITTURA
· Quattro chiacchiere
· Ambasciatore delle Arti
· Cucina e vini
· Rassegne di cibi e vini