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Delitto e macaroni

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La fiamma del peccato (Double indemnity) di Billy Wilder, un capolavoro e una pietra miliare nella storia del genere noir a settanta anni dalla sua uscita nelle sale americane.
È il 1944. L’Europa e il mondo intero sono sconvolti dalla guerra. A Hollywood, l’attività degli studios è a pieno ritmo per appoggiare le truppe alleate sul fronte europeo e su quello orientale. Molti produttori, sceneggiatori e registi, realizzano film destinati al fronte di guerra. Billy Wilder, sceneggiatore e regista approdato nove anni prima in California per sfuggire all’oppressione nazista, è colpito dal romanzo di James M. Caine, La fiamma del peccato, uscito a puntate sulla rivista Liberty e decide di adattarlo per il cinema insieme a Raymond Chandler, all’epoca già notissimo scrittore di polizieschi. La storia si ispira alla realtà: l’assassinio del marito di una donna newyorchese avvenuto con la complicità di un agente delle assicurazioni, al fine di spartirsi il denaro della polizza di vita stipulata dal morto. La pellicola girata tra il settembre e il novembre 1943 lascerà un segno indelebile nella storia del cinema. “All’epoca - scrive Hellmuth Karasek nella sua bella biografia Un viennese a Hollywood – Billy Wilder - i neri mysteries, cupi polizieschi sui lati oscuri della società, erano nell’aria. Retrospettivamente possiamo dire che negli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta essi dominarono lo stile e l’atmosfera del cinema alla stregua delle screwball comedies nel decennio precedente! L’ottimismo è svanito a causa della guerra in corso. Il noir mette al centro delle sue storie non più la legge e l’ordinamento giudiziario tradizionale, ma una nuova figura, l’investigatore privato, un uomo spesso cinico e determinato, ma solo nella battaglia contro il male”.
”Ho ucciso per denaro e per una donna, non ho preso il denaro e non ho preso la donna. Bell’ affare”. Questa amara constatazione Walter Neff, agente d’assicurazioni, la incide nel dittafono; una confessione in piena regola che l’uomo detta ferito, di notte, nel suo ufficio deserto, quando ormai la sua situazione è disperata. Tempo prima si era recato a casa Dietrichson, una linda villetta sulle colline di Los Angeles, per il rinnovo di una polizza auto facendo conoscenza con la padrona di casa, la seducente Phyllis (Barbara Stanwyck), una donna dal forte richiamo sessuale con una catenina alla caviglia (un’idea del regista Wilder). Questa perfida ed ineguagliabile dark lady diventata in breve la sua amante, lo convince a mettere in atto un piano delittuoso: uccidere suo marito dopo avergli fatto sottoscrivere una nuova polizza assicurativa con la clausola della “doppia indennità” (titolo originale del film e del romanzo), ovvero un raddoppio dell’indennizzo previsto nel caso di decesso in circostanze particolari. Dopo l’omicidio consumato durante un viaggio in treno, la compagnia assicuratrice incarica il detective Barton Keyes ( Edward G. Robinson), un amico di Neff, di indagare sulla vicenda. Per incontrarsi senza dare nell’occhio Neff e Phyllis decidono di vedersi tutti i giorni alle 11 di mattina nell’Emporio di Jerry’s gli amanti mettono a punto il loro piano tra scatole di Farina, il latte in polvere per bambini del reparto Baby Food, confezioni di Macaroni, di carni in scatola, di pomodori ( i tomatoes), succhi di frutta ( juices) e anche di albicocche (apricots) che un cartello suggerisce di non dare da mangiare ai cani (forse per il nocciolo presente in ogni frutto). Durante le riprese in questo vero supermarket già ben organizzato in reparti alimentari (una scritta sul muro dice: “ più compri e meno spendi”) durante la lavorazione del film la produzione dovette ingaggiare delle guardie per proteggere i veri cibi in scatola esposti nell’emporio a causa dei razionamenti del periodo bellico. Sparirono comunque una scatola di pesche sotto spirito e quattro saponette! Ben presto i due capiscono di essere stati scoperti e la loro passione amorosa si trasforma in un gioco di rancori e sospetti.
Il film, uscito nelle sale Usa nel 1944 e candidato a sette Oscar (nessuno però sarà assegnato), è tra i classici del genere thriller e rompe un tabù fino allora inviolabile: i criminali non sono più solamente i gangsters, ma anche i cittadini borghesi che dietro la loro facciata rispettabile nascondono un’avidità irresistibile, un grande cinismo e un’ingordigia per il denaro, tipica della società americana della fine della seconda guerra mondiale. Ovviamente tra romanzo e film come sempre vi sono alcune differenze. Viene cambiato completamente il finale e soprattutto viene usato l’espediente di utilizzare il dittafono d’ufficio, un primordiale registratore, per consentire al protagonista di raccontare tutta la sua storia. Il film e il copione scritto da Chandler e Wilder contengono anche un’ultima sequenza davvero agghiacciante, quella dell’esecuzione nella camera a gas di Neff (il regista aveva fatto costruire un set apposito molto costoso, circa centocinquantamila dollari), ma poi alla fine si decise di tagliarla perché giudicata troppo cruda e osteggiata dalla censura. Dopo la defezione di molti attori famosi viene scelto Fred MacMurray, anche lui inizialmente molto perplesso perché la parte è fuori dai suoi schemi interpretativi, ma alla fine dopo molti tentennamenti accetta. Così è anche per Barbara Stanwyck che non si era mai trovata ad interpretare una donna altrettanto fredda, egoista e calcolatrice. L’attrice si ricrederà e sarà molto grata al regista per averle permesso di dare il meglio di se in quel film. “Non ti ho mai amato, né te, né nessuno. Sono guasta dentro. Mi eri utile. Solo questo eri per me, fino ad un minuto fa” dirà nell’ultima drammatica, ma romantica scena, quando lui lei le spara e lei morendo tra le sue braccia confessa di aver capito troppo tardi di amarlo davvero…” La coppia criminale sapeva già di dovere andare fino in fondo sul quel treno, da cui non si può più scendere, se non al cimitero. “Non sentivo più i miei passi. I miei, erano i passi di un morto” – dice la voce fuori campo dell’assicuratore ormai consapevole del suo destino. Il film con la superba fotografia di John F. Seitz che rimanda ad un cinegiornale e le cupe, ma affascinanti musiche di Miklòs Ròzsa, sarà distribuito in Italia solamente dopo la guerra insieme ad una valanga di altre pellicole bloccate per anni dalla censura fascista.

1944, Usa, La fiamma del peccato (Double Indemnity)
Regia di Billy Wilder
Con Fred MacMurray, Barbara Stanwyck, Edward G. Robinson

Pierfranco Bianchetti
 
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