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Storia del cinema a MIlano - 2

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Intellettuali e antifascisti nel cinema milanese alle soglie della seconda guerra mondiale. Quando alla triennale si cantava la Marsigliese
È l’aprile del 1940. A Milano l’aria primaverile ha scacciato i rigori dell’inverno. Nella città la vita sembra scorrere normalmente. Si lavora e ci si diverte come sempre. Sugli schermi trionfano i film di Blasetti, di Camerini, di Alessandrini e quelli della coppia Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, mentre i caffé, i ristoranti e le sale da ballo, sono affollati da un pubblico spensierato. È però una calma apparente perchè l’Italia, alleata della Germania nazista, sta per dichiarare guerra alla Francia e l’Europa intera dopo l’invasione della Polonia nel settembre 1939, sarà investita di lì a breve da un’ondata di fuoco e di morte. Due giovani architetti, Luigi Comencini e Alberto Lattuada, appartenenti a un gruppo di intellettuali milanesi legati alla rivista quindicinale d’arte, letteratura e cinema, Corrente (poi chiusa dal regime), sono impegnati già dal 1938 con gli amici Luciano Emmer, Luigi Rognoni, Giulio Veronesi e Renato Castellani, in una coraggiosa opera di divulgazione della cultura cinematografica che porterà, nel 1947, alla nascita della Cineteca Italiana intitolata a Mario Ferrari pioniere della conservazione delle pellicole.
Ferrari, grande appassionato di cinema, di professione rappresentante di una casa editrice, aveva iniziato per primo a Milano tra il 1936 e il 1938, l’anno della sua prematura scomparsa a soli ventotto anni, l’accumulazione nella sua casa di via Porpora di un considerevole numero di pellicole salvate dalla distruzione presso il macero di Lambrate allo scadere dei diritti d’autore dopo cinque anni di sfruttamento. Qui di fronte ad un notaio le copie venivano fatte a pezzi con l’accetta.
Grazie a questo prezioso recupero film di autori quali Georges Méliès, Fritz Lang, Erich von Stroheim, Charlie Chaplin sono proiettate a Palazzo Litta in corso Magenta o presso una vecchia ex macelleria di via Mazzini. Lattuada e Comencini con tenacia salvano molte pizze che passano sugli schermi di alcune sale parrocchiali e in quella dell’Opera Balilla presso il Guf, Gruppo Universitario Fascista in via Ma scagni. In questo edificio, che diverrà il cinema Nuovo Arti, l’attività cinematografica è frenetica. Film del periodo muto italiano, capolavori come M, il mostro di Dusseldorf di Fritz Lang ed ancora opere di registi americani e francesi appassionano molto gli studenti mettendo però in allarme le autorità fasciste che sospettano di antifascismo questo gruppo di intellettuali. Il salto di qualità avverrà con la realizzazione di un ambizioso progetto: portare a Milano durante la VII Triennale una grande Mostra sul cinema dedicata alle produzioni americane, a quelle europee (in particolare all’espressionismo tedesco), alle dive italiane del muto, ai primi eroi dello schermo come Za la Mort e alla scenografia.
Così dal 22 al 30 aprile 1940 al Teatro dell’Arte si svolge la rassegna Cinema Retrospettivo, che ha in cartellone La passione di Giovanna D’Arco e Il Vampiro di Carl Theodor Freyer e una sezione sul cinema italiano dal 1904 al 1924. Henry Langlois, amico di Lattuada e Comencini e fondatore nel 1936 della Cinèmatéque di Parigi; un eccentrico, ma geniale personaggio che viaggia in treno in terza classe con una malconcia valigia trasportando film preziosi, è uno degli ideatori. Il momento più alto della manifestazione sarà la presentazione di La grande illusione di Jean Renoir premiato al Festival di al Festival di Venezia, nonostante il parere contrario della critica fascista e poi proibito in Italia. La copia arrivata da Parigi grazie all’intraprendente mamma di Comencini dotata di passaporto svizzero scatena un caso politico. Nel corso della proiezione durante la sequenza nella quale i prigionieri francesi vestiti da donna cantano la Marsigliese, il pubblico in sala commosso ed emozionato si alza in piedi ed intona in coro l’inno nazionale francese. Il commissario di polizia in servizio in teatro visibilmente contrariato per l’accaduto si mette sulle tracce degli organizzatori della serata che si nascondono nelle cantine dello stabile.
La Mostra del Cinema della Triennale, un enorme successo di pubblico, contribuisce a sprovincializzare un po’ la cultura di quegli anni intrisa di manie autarchiche. Il cinema per i giovani milanesi diviene un’autentica fonte culturale. Il 10 giugno del ’40 l’Italia entra in guerra. Lattuada prima di partire per il servizio militare (sarà ufficiale d’artiglieria e in seguito nel genio cinematografisti), riesce a nascondere alcune delle pizze faticosamente raccolte in quegli anni ruggenti, in una scatola di latta di biscotti sotterrata nel giardino della casa di campagna di una vecchia zia a Vaprio D’Adda. Questo tesoro ritrovato dopo il 1945 formerà la base dell’archivio di film che permetterà la costituzione ufficiale della Cineteca Italiana di Milano. Comincia così un’altra storia, fatta di fatica, di difficoltà, ma anche di sogni e di speranze...

Pierfranco Bianchetti

Nelle foto, dall’alto in basso: Luigi Comencini, Alberto Lattuada, M di Fritz Lang, Giovanna d’Arco, La Grande Illusione, il Teatro dell’Arte – la Triennale nel 1940
 
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