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La vie en rose

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Era alta un metro e quarantasette centimetri, non era bella, era di salute cagionevole e soprattutto segnata da un’infanzia disgraziata come poche.
Eppure a Edith Piaf il destino aveva riservato un dono prezioso, qualcosa d’unico: la sua voce armoniosa, forte, vitale, con la quale questa donna infelice, nata sotto un lampione nel popoloso quartiere parigino di Belleville il 19 dicembre 1915, aveva saputo affascinare milioni di persone in tutto il mondo.

La vie en rose, un classico biopic musicale, ma non convenzionale diretto da Olivier Dahan, ricostruisce con un montaggio atipico fatto di salti temporali, la sua breve vita dai 14 ai 47 anni.

Un’ esistenza travagliata quella della Mome (la Marmocchia, titolo originale francese), che comincia con l’abbandono da parte della madre, Annetta Maillard, in arte Line Marsa, una cantante di strada, per poi proseguire con il ritrovamento del padre Louis Alphonse Gassion, un contorsionista di professione, che la “deposita” in un bordello presso parenti, dove la piccola è, però allevata amorevolmente dalle prostitute che la curano dai molti malanni dai quali è afflitta ( per un certo periodo perde perfino la vista).

Ed ancora la miseria per le vie di Parigi, dove si esibisce come cantante e dove è scoperta dal suo pigmalione Louis Leplée (Gèrard Depardieu), direttore del famoso cabaret Gerny’s sugli Champs- Elysées, che inventa per lei lo pseudonimo Piaf (il passerotto nell’argot parigino).

Nel 1936 l’uomo è trovato ammazzato nel suo appartamento e la povera Edith è accusata dell’omicidio e poi scagionata.
Dopo un’altra disgrazia, la morte per meningite dell’unica figlia Marcelle partorita a soli diciotto anni, arriva finalmente la meritata fama, prima nazionale e poi internazionale.

In particolare l’ artista è adorata dal pubblico newyorkese. Qui tra i grattacieli di Manhattan incontra il suo grande amore, il pugile Marcel Cerdan, che scomparirà tragicamente il 28 ottobre 1949 in un incidente aereo alle Azzorre, proprio, mentre stava correndo tra le sue braccia.

Mescolando canzoni celebri con momenti significativi della sua storia privata, il film, interpretato con gran coraggio e bravura da Marion Cottilard (sottoposta ogni giorno a sei ore di trucco per rendere credibile il suo personaggio), ci regala momenti d’intensità e di commozione nel raccontarci il mito e la leggenda, ancora oggi insuperabili, di Edith Piaf.

2007. Francia. Regia di Olivier Dahan.
Con Marion Cotillard, Pascal Greggory, Sylvie Testud, Gérard Depardieu.



Pierfranco Bianchetti
 
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