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Cento anni fa’ nasceva Anna Magnani, il Mito
La chiamavano Nannarella…
di Pierfranco Bianchetti

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Una risata che riempiva lo schermo; il viso da popolana e allo stesso tempo da gran signora; un’umanità prorompente e una personalità malinconica ma vivace. Tutto questo era Anna Magnani, nata il 7 marzo 1908 ad Alessandria d’Egitto, ma trasferitasi da bambina a Roma; attrice esaltata da poeti, artisti, scrittori e dai nostri maggiori registi che riuscirono a liberare tutta la passionalità racchiusa nella sua anima.
La Magnani, il volto di Roma città aperta, recitando era in grado di identificare la vita, non solo per rappresentarla.

Dopo aver studiato all’Accademia di Santa Cecilia con Silvia D’Amico, esordisce giovanissima nella rivista e nel teatro dialettale. Dal 1929 al 1932 fa parte della compagnia Vergani – Cimara e poi nel 34’ con i fratelli De Rege.
Dal 41’ avrà come partner sul palcoscenico Totò, riscuotendo numerosi successi, mentre dal 1944 al 1946 lavora con Gino Cervi e Carlo Ninchi.

Il cinema entra nella sua vita artistica già dagli anni Trenta con La cieca di Sorrento di Nunzio Malasomma ( 1934), cui fa seguito nel 1941 Teresa venerdì di Vittorio De Sica.
Nel 1943 è presente in Campo de’ Fiori, regia di Mario Bonnard e L’ ultima carrozzella, 1944 di Mario Mattoli, dove recita accanto al grande Aldo Fabrizi.

La sua verve irresistibile è perfetta per queste due tipiche commedie di successo ambientate nella Roma più popolana. Solo dopo il 1945 però avverrà la consacrazione grazie all’ incontro con Roberto Rossellini, cantore massimo del neorealismo italiano, che la vuole protagonista di Roma città aperta. Il suo “ Francesco! ”, mentre rincorre il camion nel quale i soldati tedeschi hanno fatto salire il marito dopo un rastrellamento e la successiva raffica di mitra che la uccide, rimarranno per sempre nella memoria cinematografica degli spettatori di tutto il mondo.

Nell’ immediato dopoguerra la sua fama e la sua popolarità raggiungono livelli altissimi. L’ onorevole Angelina del 1947 di Luigi Zampa; Amore, 1948, ancora di Rossellini; Assunta Spina, 1947 di Mattoli e Bellissima, 1951 di Luchino Visconti, sono personaggi indimenticabili della storia del cinema. Nel 1952 anche il mostro sacro Jean Renoir la chiama in Francia per La carrozza d’ oro, dal racconto di Merimée, preludio del suo trasferimento a Hollywood dal 1955 al 1959, dove conquista l’ Oscar, il massimo riconoscimento di diva internazionale, con La rosa tatuata, 1955 di Daniel Mann al fianco di Burt Lancaster.

Seguono Selvaggio è il vento con Anthony Franciosa e Anthony Quinn, per la regia di George Cukor e Pelle di serpente con Marlon Brando di Sidney Lumet. Tornata in Italia Nannarella, com’è chiamata, affronta due prove di valore in Nella città l’inferno, 1958 di Renato Castellani e in Mamma Roma, 1962 di Pier Paolo Pasolini. Dopo una memorabile performance in teatro con La Lupa da Verga, per la regia di Franco Zeffirelli nel 1965, ha inizio il declino, perché nessuno le offre più parti degne della sua statura. Solo la televisione, con il regista Alfredo Giannetti, la utilizza per una serie di film realizzati per il piccolo schermo.

Una vita sentimentale disastrata

Sposata nel 1935 con il regista Goffredo Alessandrini, da cui presto si separa, s’innamora qualche anno più tardi dell’ attore Massimo Serrato dal quale avrà nel 1942 un figlio, Luca, colpito da poliomielite e destinato a muoversi tutta la vita con le stampelle. Poi l’incontro con Roberto Rossellini e l’inizio di una tormentata relazione destinata a finire in seguito al legame “scandaloso” per l’epoca, del cineasta con la diva Ingrid Bergman. Una ferita profonda per la Magnani che per vendetta nel 1950 interpreterà Vulcano, un film fallimentare dal punto di vista commerciale, diretto da William Dieterle ma terminato in tempo prima della fine delle riprese di Stromboli, una delle pellicole più controverse della carriera di Rossellini, che ha come protagonista la rivale Bergman. La sua travagliata vita affettiva fa parte del suo modo d’essere donna, affascinante, dolcissima, aggressiva, tagliente, pigra, talvolta volgare, ma anche squisita. Il simbolo del cinema italiano, il volto indimenticabile di Roma città aperta, Bellissima e Mamma Roma, muore il 26 settembre 1973 a soli sessantacinque anni. Al suo capezzale Rossellini, probabilmente il suo più grande amore. Anna Magnani, Nannarella è ancora oggi un monumento all’arte della recitazione e il suo volto fiero e dolente è l’espressione di un’umanità irraggiungibile.
 
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