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Katyn

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Ė buia la Polonia alla fine di settembre del 1939. Buia per l’avanzare della fredda stagione autunnale con il forte vento gelido che precede l’inverno e buia per l’inizio di un periodo drammatico carico di sofferenze e di morte. La seconda guerra mondiale è ormai iniziata il 1° settembre con l’invasione del paese ordinata da Hitler.

Pochi giorni dopo anche l’Armata Rossa agli ordini di Stalin sconfina all’interno di questa sfortunata nazione in seguito allo scellerato patto Ribbentrop Molotov firmato a Mosca il 23 agosto precedente.
Tedeschi e sovietici hanno deciso di allearsi a spese della Polonia che è conquistata in pochi giorni sbaragliando rapidamente le forze armate locali male organizzate e non preparate a tale eventualità.

In fuga da Cracovia occupata dai nazisti, Anna, giovane moglie di Andrzej capitano dell’Ottavo Reggimento Uhlan, accompagnata dalla figlia Nika di cinque anni, riesce ad incontrare il marito che, però non vuole fuggire con loro per non venir meno al suo solenne giuramento di soldato. La donna, disperata, raggiunge a Cracovia la casa dei suoceri. In quelle ore febbrili e sconvolgenti però il padre di Andrzej, stimato professore universitario, è fatto prigioniero e deportato dalle SS insieme ai suoi colleghi.

Un diabolico piano ordito da Hitler e da Stalin prevede la decapitazione e l’annientamento dell’intellighentsia polacca. Nell’aprile 1940 quattromila cinquecento ufficiali di complemento, nella vita civile dirigenti, professionisti ed intellettuali, sono trasportati a Gniezdovo in Russia, trucidati e sepolti nelle fosse comuni scavate all’interno della foresta di Katyn

. Tre anni più tardi, nell’aprile 1943, quando la Germania e l’Urss sono in guerra tra loro, Radio Berlino annuncia che le truppe tedesche, impegnate nell’avanzata sul territorio russo, hanno scoperto le fosse di Katyn e il loro contenuto macabro. La responsabilità dell’eccidio è però subito attribuita dai sovietici ai nazisti stessi.

Nel maggio 1945 con la fine della seconda guerra mondiale e con la caduta del Terzo Reich, l’esercito sovietico prende il controllo pieno della Polonia. Il tenente Jerzy, l’unico sopravvissuto al massacro, torna a Cracovia per incontrare Anna, la vedova del suo caro amico, il capitano Andrzej, che purtroppo risulta tra le vittime.

Egli, divenuto nel frattempo ufficiale dell’Armata Rossa, conferma la versione ufficiale che attribuisce ai tedeschi la responsabilità della carneficina. Presto però il senso di colpa e il rimorso del sopravvissuto lo schiacciano inesorabilmente. Il nuovo regime socialista formatosi sotto l’influenza sovietica continuerà a nascondere per molti anni la verità. Solamente il 13 aprile 1990 il Presidente Gorbaciov riconoscerà la responsabilità russa di quanto accaduto incolpando Stalin e Berja.

Dedicato alla memoria del padre, che fu tra le vittime di Katyn, Andrzej Wajda (I dannati di Varsavia, Cenere e diamanti, L’uomo di ferro), il più autorevole rappresentante della cinematografia polacca, firma questo vibrante atto d’accusa contro il Potere Tiranno attraverso il dipanarsi di un tragico racconto scandito da una serie di capitoli che conducono infine alla verità.

Film amatissimo in patria anche grazie alla convincente ed appassionata interpretazione di uno stuolo di validi attori e sottolineato dalle emozionanti musiche di Krzysztof Penderecki, Katyn può essere letto come un inno accorato ai popoli dell’Europa dell’Est e dell’Ovest, affinché non conoscano mai più la stagione di barbarie vissuta tra il 1939 e il 1945.

2008. Polonia. Regia di Andrzej Wajda.
Con Maja Ostaszewska, Artur Zmijewski, Andrzej Chyra, Magdalena Cielecka.


Pierfranco Bianchetti

 
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