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..1959, Londra chiamava, Parigi rispondeva!
Quando la Nouvelle Vague e il Free Cinema cambiarono il linguaggio filmico


Si respira un’aria strana e si avverte qualcosa d’ostile tra i cittadini di Sua Maestà la Regina, nei quartieri popolari e in quelli borghesi di Londra, ma anche nei villaggi della campagna e della provincia. Quello che si avverte è un sentimento ben preciso, la rabbia. Una rabbia che sta per esplodere prepotentemente in tutto il Regno Unito.

Nel 1959 il Grande Impero Britannico sta per svanire, lasciando il posto alla disillusione, alla protesta, alla ribellione. Già tre anni prima, l’8 maggio 1956, con il debutto di uno spettacolo di John Osborn intitolato Ricorda con rabbia, in scena al Royal Court Theatre di Londra, era nato un movimento artistico denominato angry young men , i giovani arrabbiati, che avevano messo al centro della loro azione la collera contro l’establishment britannico responsabile del declino culturale, sociale, politico del paese. Da questo lavoro teatrale nel 1959 Tony Richardson, un valente documentarista, trarrà un film celebre, Giovani arrabbiati, una pellicola di diritto appartenente al filone denominato Free Cinema, attivo dalla metà degli anni Cinquanta e caratterizzato prevalentemente da una serie di documentari dedicati alla realtà sociale dell’epoca.

Anche i lungometraggi che arriveranno poi sugli schermi inglesi, Sabato sera, domenica mattina, 1960 di Karel Reitz; Sapore di miele, 1961; Gioventù, amore e rabbia, 1962, entrambi di Tony Richardson e Io sono un campione, 1963 diLindsay Anderson, per citarne solo alcuni, sono ambientati nella working class, tra gli emarginati delle periferie e tra i ragazzi difficili ospiti dei ben poco educativi riformatori. La rabbia rappresentata da questa generazione affacciata alla vita dopo la fine della seconda guerra mondiale, sarà al centro di una stagione creativa indimenticabile e imitata in tutto il mondo.

Parigi, estate 1956. In un appartamento del Quartiere Latino, un gruppo d’amici per puro divertimento gira in 16 mm. un piccolo film amatoriale, intitolato La visite. Questi giovani, Francois Truffaut, Jean- Luc Godard, Louis Malle, Eric Rohmer, Claude Chabrol, Alain Resnais e Jacques Rivette, ancora non sanno che la loro passione di cinefili e di critici militanti sarà destinata a cambiare per sempre il modo di utilizzare la cinepresa. La Nouvelle Vague (la nuova onda, termine coniato dalla giornalista Francoise Giroud) è molto vicina all’ardore creativo della rivista Cahiers du cinéma e in forte polemica con Le Cinéma du papa, com’è chiamata in pratica con disprezzo la cinematografica francese della vecchia guardia, i registi Autant-Lara, Duvivier, Carné, Clouzot, sulla breccia da molti anni con i loro film di genere accusati di convenzionalità, mancanza di stile e d’originalità.

Nel 1959, il 3 giugno, esce a Parigi in due sale dei Champs-Elysées, I quattrocento colpi, primo lungometraggio diretto da un ex inflessibile critico Francois Truffaut; una pellicola autobiografica sull’infanzia infelice vissuta dallo stesso autore, che vince il Festival di Cannes di quell’anno e fa conoscere al mondo il fenomeno della Nouvelle Vague. La storia di Antoine Doinel (l’alter ego di Truffaut, interpretato dall’attore Jean-Pierre Léaud in altri cinque film successivi), un ragazzino infelice e maltrattato dal mondo degli adulti, conquista il pubblico (450.000 spettatori) e la stampa specializzata. Approfitta di questa popolarità il nuovo cinema che è promosso a pieni voti diventando un fatto di costume e di moda. Le riprese rapide, le storie di grande attualità, gli attori appartenenti ad una nuova generazione, i mezzi tecnici semplici ma efficaci, fanno della Nouvelle Vague un esempio di cinema all’avanguardia, moderno e originale.

L’anno dopo Jean-LucGodard gira il mitico Fino all’ultimo respiro, che rivoluziona definitivamente tutti i canoni cinematografici. Il protagonista, Jean-Paul Belmondo, nel ruolo di Michel Poiccard, un ladro d’automobili innamorato di Patrizia, un’amica americana, recita guardando direttamente verso la cinepresa, sovvertendo completamente tutti i canoni estetici fino ad allora praticati.

Nelle illustrazioni:
Sabato sera, domenica mattina; Jean Paul Belmondo e Jean Seberg in Fino all’ultimo respiro; I quattrocento colpi



Gli avvenimenti del 1959
Pierfranco Bianchetti
 
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