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Sanguepazzo

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Buonasera maestro, conoscete una canzone che si chiama Isn’t it romantic ? “ Ma è americana”
“ Chi se ne frega, è bella !
”.
Osvaldo Valenti, con il suo cipiglio gagliardo e la sua aria strafottente, entra così, non invitato, al ricevimento organizzato in un hotel romano per l’attrice Luisa Ferida interprete in ascesa del cinema italiano.

Siamo alla fine degli anni Trenta e ben presto, Osvaldo Valenti, attore specializzato nelle parti di “villain” e Luisa Ferida in quelle di donna perduta, diventeranno inseparabili sul set e anche nella vita privata, giudicata da molti “disordinata” per via dell’uso costante della cocaina e di contatti sessuali promiscui.
Un uomo irrequieto e alla ricerca continua di denaro per i suoi vizi, Valenti è un fascista un po’ particolare: odia i tedeschi che ama sfottere durante le gite al mare a Fregene sul suo yacht bianco.

Le sue imitazioni di Hitler sono irresistibili e la sua avversione al nazismo è tale che il 25 luglio 1943 alla caduta del regime brinda con i tecnici e le comparse sul set del film Enrico IV di cui è protagonista.

Con l’avvento della Repubblica di Salò i due attori lasciano sciaguratamente Roma per trasferirsi a Venezia, alla Giudecca, dove i repubblichini hanno messo in piedi una sorta di piccola Cinecittà che in realtà, al di là di poche pellicole prodotte, non decollerà mai. I due si sposano, perdono il figlio che hanno concepito insieme, vissuto soli due giorni e sono poi risucchiati in un vortice suicida fatto di traffici d’automobili e frequentazioni pericolose con individui sospetti, spie e doppiogiochisti.

Valenti, lasciato il cinema, entra nella Decima Mas di Junio Valerio Borghese con il grado di tenente e si lega soprattutto a Pietro Koch, capo di una banda di torturatori e assassini che opera a Milano nella nota Villa Triste, sede di indicibili sofferenze per tutti gli antifascisti catturati e transitati da quelle parti.

Una frequentazione questa dovuta al bisogno di cocaina che solo il temibile Koch ( poi catturato e fucilato a fine guerra a Roma) è in grado di soddisfare.
Arrestato con l’inganno nei giorni antecedenti la Liberazione dal partigiano Taylor e trasferito in una cascina fuori Baggio, dove sarà raggiunto dalla sua compagna, l’attore tenta di salvare la pelle e quella della sua donna mercanteggiando con il brusco Pietro “Vero” Marozin, comandante della Brigata Pasubio ( molto discusso per la verità all’interno della stessa Resistenza), un impossibile scambio con cinque combattenti caduti in mano ai fascisti.

La notte tra il 29 e il 30 aprile 1945, la coppia è condotta in Via Poliziano a Milano e giustiziata. L’ accusa ( in realtà mai provata fino in fondo) è quella di aver partecipato agli interrogatori a Villa Triste con gli aguzzini guidati da Pietro Kock. Sui loro corpi abbandonati sul marciapiede sono posti due cartelli con la vernice rossa che recitano “I partigiani della Pasubio hanno giustiziato Osvaldo Valenti e Luisa Ferida”.

Marco Tullio Giordana, regista milanese di talento e già autore dell’acclamato La meglio gioventù, da sempre attratto dai temi del fascismo e della Resistenza (Notti e nebbie), con Sanguepazzo firma un avvincente ritratto dell’Italia dell’epoca, utilizzando elementi storici documentati sui due “maledetti”, Valenti – Ferida, con notizie di fantasia ispirate in parte anche al libro di Italo Moscati, Gioco perverso. Le splendide scenografie sono di Giancarlo Basili (responsabile delle scene di Il caimano, La giusta distanza, Le chiavi di casa e La stanza del figlio) e le belle musiche di Franco Piersanti. Uno straordinario Luca Zingaretti è Osvaldo Valenti, mentre un’intensa Monica Bellucci è Luisa Ferida. Nei panni del partigiano Taylor, ispirato alla figura di Luchino Visconti, Giordana ha scelto l’eccellente Alessio Boni, affiancato da Maurizio Donadoni nel ruolo del comandante Marozin e da Luigi Diberti in quello di Cardi, il potente direttore di Cinecittà, che ricorda il vero Luigi Freddi, l’anima e la mente fascista della rinascita del cinema italiano di quegli anni.

2008. Italia – Francia. Regia di Marco Tullio Giordana Con Luca Zingaretti, Monica Bellucci, Alessio Boni, Maurizio Donadoni, Luigi Diberti.

Pierfranco Bianchetti
 
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