Buono come (era) il pane
Pensieri sull'alimento più diffuso al mondo
"Ero piccolo ma a casa mia il fornaio portava il pane quotidiano e teneva un quadernino per poi segnare la quantità che ci necessitava e per fare il conto a fine mese.
Altra cultura. si mangiava mezzo chilo al giorno in due e poco più.
Il pane era necessario per il companatico l'orto o la gallina non erano distanti.
Passato ormai qualche decennio il pane non è più quotidiano, è fatto di qualità industriale e di sostitutivi, caldo ad ogni ora, congelato da cuocere oppure infilato in una busta di carta al ristorante, quasi a nascondere la sua vista non più mostrabile; è diventato del tutto superfluo.
Nelle Marche - la mia regione - esistono ancora poche persone che tengono alto il livello dei prodotti agricoli. Il nostro territorio è stato il granaio del Papa e dello stato Vaticano ma nella storia più recente siamo caduti sul raddoppio di produzione cerealicola; con l’ibridazione di varietà non autoctone provenienti dall'estero abbiamo saziato la fame ma a scapito della qualità.
Il genetista ed agronomo marchigiano Strampelli "dove c'era una spiga ne ha fatte crescere due" con risultati di farine facili da panificare e bianchissime ma col senno del poi ha portato piu problemi che benefici; ci ritroviamo ormai con allergie ed intolleranze al glutine diffusissime
È ora di tornare al passato di riscoprire una qualità superiore del "Pane"; chiediamo ai nostri fornai e ristoratori un prodotto migliore; costerà qualcosa in più ma ne mangeremo meno a vantaggio di un piacere assoluto e una salute sicuramente migliore."
Nella foto: La famiglia di Graziano Valeri (che ha preparato il pane) con Claudio Riolo da Mezzometro a Senigallia