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I diamanti - Film

Stupendo film del regista italo-turco Ferzan Özpetek.

Con i suoi angeli ne propone una composita e allegra varietà.

Più o meno giovani, tutte attraenti nella loro gioia di vivere.

Tanto ingenuo e determinante seguire la strada indicata dalla loro sensibilità.

In primis Alberta, proprietaria con la sorella della casa di moda Canova.

Affascinanti gli ambienti e il giardino della villa alle porte di Roma.

Popolato da una ventina di esperte - si, tutte donne

Chi tinge chi stira chi cuce chi taglia chi prova.

Le lavoranti sono donne semplici talvolta oppresse dei problemi di casa.

Le clienti sono famose, viziate, ricche angosciate dalla popolarità.

Le sarte sono attente ad accudirle, malgrado i gusti difficili e l’irruenza del potere femminile.

Le nostre tutto il giorno hanno da fare con le asperità della vita, con ragazzi caratteriali, mariti violenti, aspirazioni mancate.

Özpetek le guarda negli occhi, ci rimanda i loro sguardi, meravigliosamente appassionati, sembra sbirciare il loro petto, accarezzare i capelli e le mani.

Eleganti anche nel luogo di lavoro, sensualità sottintesa, nessuna concessione alla volgarità travolgente del mondo.

Fecondità e femminilità che avevamo dimenticato, ognuna ha una storia, intimamente celata,

La perdita della figlia, il bimbo abbandonato fra gli abiti, la ragazza rivoluzionaria, il castigo per il marito violento..

Il cast ci ricorda una compagnia di giro della commedia dell’arte; abbiamo trovato, tra le altre diciotto, Elena Sofia Ricci e una Mara Venier inedita, cuoca indaffarata che cuoce pasta al forno e polpette in sovra misura.

E gli uomini? Fra tutti Luca Barbarossa e per il resto sono quasi assenti. Solo bei ragazzoni muscolosi inconcludenti, ulteriore vendetta ironica verso il genere maschile.

Notiamo un paio di ricconi, belli e tenebrosi, storie irrisolte del passato, a conferma che i maschietti non ci sanno fare.

Nel finale compare anche il regista; nelle stanze vuote della villa ripercorre alcune scene e dialoghi. Come per dire: non dimenticate questi momenti salienti, porteranno un sorriso di speranza nella vita quotidiana.

Grande cinema con una punta di umorismo: “era uscito per comprare le sigarette e non è più tornato“.

Colore, musica e scenografia trasformano una divertente commedia in opera d’arte.

Per illustrare la recensione abbiamo scelto due foto dal nostro archivio di famiglia.

Nancy Carrol, attrice, è ritratta in una cartolina del febbraio 1939 e inviata al Maestro Sauter all'Hotel Touring di Milano (vi soggiornava nei lughi periodi in cui organizzava le tournée di lirica in Europa.)

L'altra, Ingeborg Grahn, in cartolina del 1938, alla signora Hélèn moglie del Maestro, a Lugano. Quanti maschietti hanno sognato una bella compagnia femminile per rallegrare la loro vita.

Camicette, pettinature e soprattutto lo sguardo e il sorriso diffondevano serenita e pace. Certo la crudeltà del mondo avvicinava la guerra, ma non si dinetichi che la Svizzera era neutrale.

C.R. Palermilano



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