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Barricate e agricoltura

Mentre correggo questo testo (che avrei titolato XXII marzo come la giornata dei fatti), mi accorgo che questa data mi appartiene, anzi posso trascriverla nel quaderno palermilano. È il nome del lungo corso milanese che, per un tratto, collega piazza 5 giornate - a due passi dal Duomo - e l’aeroporto di Linate (cambia nome in viale Corsica e viale Forlanini). Il Corso è dedicato alle Cinque Giornate di Milano, dal 18 al 22 marzo 1848, quando i milanesi cacciarono gli austriaci del regno Lombardo Vento con l’insurrezione armata(nella foto d'apertura il film sull'insurrezione ottocentesca dall'archivio Luca Comerio). Beh, anche noi, più o meno anziani professionisti di un mestiere sempre di più, diciamo in disuso, abbiamo gestito, lo scorso XXII Marzo, la nostra piccola e incruenta rivoluzione. Ve la racconto.

“Ci hai raccontato la tua esperienza quindicinale al servizio di una multinazionale poco propensa al rispetto della salute ma non trovo coerenza con le due ore di conferenza sull’etica e deontologia che dovremmo adottare nella professione”. Ecco, il giovane collega giornalista è già noto per le sue appassionanti e divertenti serate al Cinematocasa - cinemino e bistrot - che gestisce sotto casa in via Maqueda con la moglie ingegner Germana. Al termine della conferenza del 22 marzo, il nostro ha messo virtualmente a nudo la dottoressa conferenziere che illustrava con meritevole (questa sì) convinzione le sue teorie a una platea di professionisti della comunicazione. La sua giustificazione è stata articolata, come s’usa. “ Non ho mai condiviso le pratiche della multinazionale” (pur avendo redatto otto libri sulla sua produzione e comunicazione, ricordiamo noi). “Non ho accettato regali che potesse configurarsi come tentativo di comprare il mio consenso. Quando diventai vegetariana mi rifiutai di assaggiare prodotti in contraddizione con la mia scelta.” Così, alla fine di una mattinata espositiva ricca di termini anglo-italiani, food and wine, anzi beverage, e di enogastronomia, abbiamo pensato a quel martire dell’oppressione lombardo-veneta sopra citata che, portato al patibolo, commentò: “Tiremm innanz" vale a dire "andiamo avanti”. Ci allargò il cuore la giovane che, dal fondo sala dichiarò la sua specializzazione nel mondo del cibo e del vino; meritò in un colpo solo un ipotetico premio idealmente dedicato a tre noti scrittori del '900: Mario Soldati, Francesco Alberoni pre 1986 (scrisse la prefazione per l'eccelso Gualtiero Marchesi che si definì semplicemente (udite, udite) cuoco); Luigi Veronelli. Nelle tre ore di conferenza abbiamo visto sfilare diapositive (ops, slides) che suggerivano protocolli linguistici e attitudini richeste al perfetto scrittore; assolutamente (si afferma così?) buoni consigli per quei 50 giovani professionisti che dovranno affrontare agricoltori, commercianti, bottegai, legislatori, istituzioni, eventi naturali imprevisti, abitudini locali. Pensiamo che questi siano i referenti reali della nostra attività, non il pubblico virtuale dei social. Ci domandiamo se sia giusto affermare che il marketing esiste per garantire il guadagno; ci sembra che sia qualcosa di più .. o di meno: analisi dei sistemi produttivi e dei potenziali mercati, ricerca dettagliata dei target di consumatori, comunicazione e linguaggio conseguenti e tanto altro. Noi, anziani e fortunati, vissuti nei decenni che offrivano il mondo su un piatto d’argento, siamo ossessionati dalla mancanza di lavoro per questi ragazzi. Vorremmo garantirgli una scrivania, un pc, un’auto e soprattutto un buono stipendio.

L’agricoltura siciliana è unica, ma non per il food and beverage o lo story telling. La simpatica e competente dottoressa ci raccontava che al nord si costruiscono musei per celebrare le specialità agricole. E cito solo l'Aceto Tradizionale Balsamico di Modena (esiste ancora A.T.B.M. o ha perso un paio di maiuscole?) e il culatello di Zibello. Purtroppo quella ricchissima pianura padana è stata martoriata e il grande padre Po è pericolosamente inquinato. Al Sud, Sicilia in primis, il disastro è più contenuto, tanti spazi sono integri; vite e ulivo regalano frutti perfetti, solo per citarne alcuni delle migliaia, leggi proprio migliaia, che potremmo elencare. Dalle coste alle pianure alle colline alle montagne il nostro museo agricolo è a cielo aperto, vivo e vegeto; una vita non basta per gustare tutte le varietà. Per i musei abbiamo l'archeologia. Ma l'agricoltura è ancora più ignota dell’arte anche se garantirebbe un patrimonio inesauribile rinnovabile ogni stagione. Sono felice quando mi si racconta che tutti e cinque i sensi possono godere del cibo e del vino; penso alle pietanze siciliane farcite di mollica di pane abbrustolita; recupero del pane, risparmio di formaggio, sapore amalgamato e un piacevole scrocchìo. E penso anche ai quadri di Antonino Leto e Ettore Maria Bergler - solo per esempio - che sembrano irradiare, oltre alla luce, anche il vento e i rumori e gli odori della campagna, stimoli per i nostri distratti sensi.
A proposito di comunicazione, (story telling(?) e soprattutto lavoro, accenno all'oste agricoltore che gestisce l’Enoteca e Vineria Ai Vini d’Oro in piazza Nascè a Palermo, a due passi da via Libertà. Locale prezioso per il proprietario appassionato ai piccoli grandi vini che acquista da mezza Italia. Le etichette hanno anche il vantaggio di prezzi contenuti perché meno pubblicizzate. Idem per i paninetti con delizie di formaggi e salumi. In più, Catarratto e Grillo, davvero pregiate olive da tavola e delicato olio evo di cultivar biancolilla provengono dei terreni di famiglia e dal suo lavoro quotidiano in campagna. Concludo con un accenno all’arte. Nell’adiacente località Pizzo Cannita fuono ritrovati due sarcofagi fenici con rara copertura in forme umane. Visibili al museo archeologico Salinas, direttrice la dottoressa Francesca Spatafora, raccontano una storia di scambi con l’oriente dal IV – V secolo a.C.
Auguriamoci - ma quanti dubbi - che gli accordi con la Cina tengano conto, come allora, del valore della nostra terra.

Nelle foto:
- la copertina di un raro catalogo veronolliano, 1986; il filosofo del vino fu anarchico e intellettuale controcorrente, dal linguaggio puro e innovativo.
Sul terrazzo della villa a Bergamo Alta, con i libri simbolicamente nel piatto e i vini scelti dall'enorme cantina.
- il libro Oltre il Fornello di Gualtiero Marchesi. Pure questo libro, basilare per la nuova cucina italiana, è del 1986. In quell'anno Carlin Petrini fondò il primo nucleo dell'Arcigola dall'associazione operaia ricreativa Arci. Stefano Bonilli ebbe l'idea di rinominarla Slow Food. Nel frattempo usciva con il Manifesto il supplemento Gambero Rosso che ben presto brillò di luce propria e meno operaista. A quegli anni risale il termine enogastronomico. Fino ad allora si diceva talvolta gastronomico.

- Segue il collegamento a:
Lo sponsor invisibile e il gaudente spione
Lawrence Ferlinghetti, barricadiero centenario



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