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Le assaggiatrici - Recensione Riolo

Cupa tragedia, regista Silvio Soldini, dal romanzo di Rosella Postorino, che inizia con il ricordo di una tranquilla vita familiare. Siamo nella Prussia Orientale, 1941. L’inverno è gelido, il terreno e i tetti e gli alberi sono innevati, le nuvole grigie. Nella prima scena, all’alba, l’anziano suocero della protagonista esce da una stalla con una mannaia in mano, quasi un’anteprima di ciò che ci attende. Rosa, appena giunta da Berlino distrutta dalla guerra, si è rifugiata nella casa dei suoceri. Hitler, con la sua macabra fantasia, ha creato un servizio preposto a controllare i cibi dei suoi pranzi per evitare avvelenamenti: sette giovani donne si siedono a una tavola comune prima di ogni suo pasto e assaggiano i cibi con la partecipazione di un orrendo cuoco che sovrintende la tragedia in atto. Oltre alla sala da pranzo s’intravvede la cucina. Se fino ad ora abbiamo penato per le donne e avvertito la presenza dei militari tedeschi quasi solo dagli ordini e dallo schioccare degli stivali, con l’avanzamento della guerra la loro presenza diventa più incombente, in particolare quella del comandante Max. Il tradizionale treno del mattino chiuderà la vicenda, nel bene e nel male.

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